Il progetto Almaviva nasce nel 1997 quando Philippe de Rothschild e Eduardo Guilisati Tagle, proprietario di Vina Concha y Toro, instaurano una collaborazione con l’intento di creare un grande vino franco-cileno.
Il nome “Almaviva”, dalla chiara assonanza spagnola, appartiene alla letteratura francese: il Conte di Almaviva è il protagonista nelle Nozze di Figaro, famoso romanzo scritto da Beaumarchais e trasformato poi in opera da Mozart.
L’etichetta raffigura un’omaggio alla storia ancestrale cilena, dove tre riproduzioni stilizzate, simboleggiano la visione della Terra e del Cosmo durante la civiltà Mapuche.
Il concetto di Chateau fu introdotto in Francia nel 19esimo secolo, in onore al grande lavoro svolto dai viticoltori di Bordeaux.
Almaviva è stato il primo vino cileno prodotto con il concetto di Chateau, sintesi di un grande terroir, un'unica Bodega e un unico team che lavora alla produzione di un vino di qualità ed eccellenza.
Il design dell’azienda è stato affidato al famoso architetto cileno Martin Hurtado che unì estetismo a funzionalità, andando ad utilizzare materiale locale, come i legni provenienti dalle foreste a sud del paese, in un contesto austero e contemporaneo.
L’ondulazione irregolare del tetto per richiamare la forma delle Ande e l’interno della cantina abbellito da simboli e manufatti antichi, armonizzano il progetto creando un forte legame sia col territorio che col passato.
Situati a pochi chilometri a sud di Santiago del Cile, nella parte più a nord della Valle del Maipo, in terreni di Almaviva sorgono nella zona chiamata “Puente Alto”.
Qui il sottosuolo è particolarmente povero di nutrienti: uno spesso strato di rocce argillose misto a sabbia garantisce un buon drenaggio dell’acqua piovana e un pH particolarmente basso, sono determinanti per il bilanciamento e l’eleganza del vino.
Almaviva si trova sulla sponda nord del fiume Maipo, ad un'altitudine di 650 metri sul livello del mare ai piedi delle Ande. Grazie a fresche brezze che discendono dalle montagne e a considerevoli oscillazioni di temperatura dal giorno alla notte, le uve possono estendere il proprio periodo di maturazione, conservando grande freschezza oltre ad una concentrazione maggiore di aromi e colore.
La presenza di piogge è concentrata nei mesi invernali, così da scongiurare il problema delle malattie fungine.
I 60 ettari vitati di Almaviva vedono primeggiare il Cabernet Sauvignon come vitigno principale, possiamo infatti trovare anche piante datate 1978, grazie al terroir di Puente Alto che lo valorizza; l’ormai autoctono Carmenere completa il mix di vitigni della proprietà insieme a Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot.
Finita la vendemmia, i grappoli vengono attentamente selezionati per poi essere diraspati e, sfruttando la gravità, finire al livello sottostante dove inizia la vinificazione.
Autoclavi in acciaio dalle diverse dimensioni, adattate alle parcelle di vigna, fungono da recipienti per macerazione e fermentazione alcolica delle uve.
Terminata la fermentazione malolattica, il vino continua la sua discesa spontanea per gravità fino alla stanza destinata all’affinamento, una gigantesca sala dove rimane 10 mesi in botti nuove e successivi 6 mesi in botti usate in precedenza prima di venire imbottigliato.
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