La storia di Léoville risale al 1638, racconta di uomini e donne, eredità familiari e divisioni di proprietà. Ogni parte di quella storia risiede nelle pietre del suolo dove dimorano le vigne di Léoville Poyferré.
Nel 1638 Jean Moytiè, nobile e parlamentare, acquistò un terreno sulla cima di una collinetta ghiaiosa chiamata in seguito Mont Moytiè.
Un secolo dopo, Blaise Antonie Alexander de Gasq, divenuto nuovo proprietario, contribuì a far divenire il terreno, ora chiamato Léoville, il migliore del Medoc. Dopo la sua scomparsa Léoville venne diviso in tre parti. Jeanne de Las Cases, ereditò una parte di Léoville, ma decise di donarlo alla figlia, moglie del Baron Jean Marie de Poyferré.
Chateau Léoville-Poyferré diventa Second Gran Cru Classè nel 1855. Dieci anni dopo, la proprietà venne venduta a Lalande e Erlanger, mercanti di vino e banchieri.
Acquistata successivamente dalla famiglia Cuvelier nel 1920, rimane tutt’oggi di proprietà familiare e vede Sara Lecompte Cuvelier in veste di direttrice generale.
Léoville Poyferré è ancorato a una delle denominazioni più prestigiose del Médoc: Saint-Julien.
Portate avanti dal deposito alluvionale, le pietre caratteristiche di questo terroir sono state levigate dalla Gironda formando l'iconico estuario che divide il paesaggio viticolo di Bordeaux.
Gli 80 ettari di proprietà sono dislocati in diverse aree attorno a Saint-Julien, andando ad esaltare la grande differenza di terroir dell’Appellazione.
Château Léoville Poyferré ha integrato il Système de Management Environnemental (PMI) – Sistema di gestione ambientale – nel 2016. Il PMI è diventato rapidamente un potente alleato che ha permesso di mantenere e migliorare le pratiche sostenibili già in atto da anni. A testimonianza di questi sforzi, Château Léoville Poyferré ha ottenuto la certificazione Haute Valeur Environnementale - Alto valore ambientale - livello 3 (il livello più alto) dall'annata 2017.
Proprio come un direttore d'orchestra dirige un'orchestra, il direttore del vigneto Bruno Clenet, accompagnato dall'assistente David Aguirre, guida la vite attraverso il suo ciclo annuale. Vigilanza, reattività e adattamento sono le chiavi del successo con l'obiettivo di limitare gli interventi solo quando necessario. Le viti sono incoraggiate a radicarsi in profondità nel terreno, sfruttando così tutti i suoi benefici. La delicata alchimia tra la vite e la terra è preservata dalla tradizionale gestione del suolo.
Le viti vengono potate con il tradizionale metodo «doppio guyot», che consente di limitare il numero di grappoli per ceppo. Questa tecnica meticolosa rispetta il flusso della linfa della vite e aumenta la longevità, riducendo al contempo il rischio di malattie.
Aiutati dalla consulenza del famoso enologo Michel Rolland, il team decide il periodo adatto alla vendemmia.
Una volta che l’uva arriva in cantina, viene selezionata e vinificata separatamente per valorizzare al meglio le differenze dei suoli dove è stata coltivata. Per incrementare l’estrazione di aromi e fissare meglio il colore viene effettuata una macerazione a freddo pre-fermentativa.
Frequenza dei rimontaggi, durata dell’estrazione e controllo della temperatura vengono gestiti magistralmente dall’enologa Isabelle Davin e dal mastro cantiniere Didier Thomann.
Una volta terminata la fase di vinificazione, il vino sosta in botti di rovere francese per 18 mesi.
Successivamente le botti delle diverse vinificazioni, vengono sapientemente combinate per ottenere quella perfetta sinfonia che rappresenta lo spirito di Chateau Léoville Poyferré.
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